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giovedì 13 ottobre 2011

Il mare delle illusioni


Oggi vi propongo un mio racconto già pubblicato sul web un paio di anni fa, nell'ambito dell'iniziativa Leggende, storie e mondi incrociati, ideata e curata dal giovane scrittore Alfonso Zarbo. L'iniziativa letteraria e artistica, lanciata al termine del 2009 grazie al social network Facebook, si preponeva di riunire scrittori, illustratori e appassionati di Fantasy in un progetto volto alla diffusione e allo sviluppo del genere. L’obiettivo era quello di creare separatamente una serie di racconti o di romanzi autonomi, mettendo però in gioco alcuni elementi che consentissero di fare citazioni incrociate tra le rispettive opere. Non nascondo che da questa storia ho pensato di tirare fuori un romanzo. Chissà, forse lo farò! Nel frattempo, mi affido alla vostra lettura e spero che vi piaccia.

IL MARE DELLE ILLUSIONI

La Veela era una nave piccola, dalla chiglia leggera e veloce. Aveva vele triangolari bianche e oro, intessute con la magia degli Antichi, perfette per solcare le acque insidiose del Mare Notturno.
Era una notte bellissima. Immobile sul ponte superiore, Lamiroth scrutava l’orizzonte. Le acque erano quiete e riflettevano la luna, ma il giovane non si lasciò ingannare. Conosceva la furia di cui il Mare Notturno era capace. Era cresciuto sulle spiagge dorate del Regno Sabbioso, lambite dalle acque scure di quell’oceano insidioso e ne conosceva tutti i segreti. Alle volte, una calma irreale avvolgeva la superficie cobalto, poi, improvvisamente, il mare poteva risvegliarsi dal nulla e travolgere impetuoso ogni cosa. Rifletté sui motivi che lo avevano spinto ad affrontare quel viaggio, alla ricerca di qualcosa che il mondo dava per disperso da centinaia di anni.
“Le Isole Perdute…” Un minuscolo arcipelago nel cuore più profondo del Mare Notturno, formato da isole ricoperte di fiori, che le leggende volevano scaraventate giù dai cieli da un dio distratto. Si diceva che fossero protette da tempeste magiche per celare il segreto degli Antichi, a caccia del quale lui era partito. Il destino della terra in cui era nato dipendeva, infatti, da ciò che avrebbe trovato nelle Isole Perdute: un antichissimo talismano di pace, che avrebbe protetto il Regno Sabbioso dall’ombra nera che si stava propagando sul mondo.
«Figlio mio» La voce di sua madre era vibrante e melodiosa, come un canto. Gli aveva parlato guardando oltre il Mare Notturno, oltre gli Arcipelaghi del Vento, verso le leggendarie Terre di Euwigenn. «Non temere questo viaggio.» Nel silenzio della notte, Lamiroth aveva guardato anche lui l’orizzonte. «Nelle tue vene scorre il sangue degli Antichi, perciò nessuna creatura su questa terra potrà farti mai del male.». Gli aveva sfiorato il viso con una lieve carezza. «Parti e raggiungi le Isole Perdute. Là si compirà il tuo destino: trova ciò che cerchi e torna a noi più forte e portando la pace.».
Lamiroth l’aveva stretta forte al petto, e aveva promesso: «Tornerò, madre.», mentre la speranza e la gioia del prossimo viaggio gli riempivano il cuore. Il giorno dopo era partito.
I passi del capitano della Veela, Gareth di Costa Alta, che si avvicinavano alle sue spalle lo riportarono al presente. L’uomo sembrava assorto a studiare una mappa alla luce tremolante di una lanterna.
«Qualche idea su come raggiungere le isole interne?» chiese.
Lamiroth smise di osservare le stelle e si volse a guardarlo: «No.».
Scambiarono una lunga occhiata silenziosa, poi Gareth tornò a fissare rigidamente la mappa: «Perfetto.» borbottò. «Dunque, come ci arriviamo?» Il ragazzo indicò una stella luminosa al centro della notte, l’unica traccia che le antiche carte geografiche sul Mare Notturno dicevano di seguire. «Benissimo.» disse il capitano, stringendosi nelle spalle. «Sei tu che paghi questo viaggio, è giusto che decida tu la via da percorrere.». Tornò al comando. «Seguiremo la rotta del cielo!» Diede una vigorosa botta al timone e la Veela si trovò a fendere le onde scure, virando in direzione della stella.
Seguendo costantemente la stella durante la notte, la Veela si trovò qualche giorno dopo a navigare sulle onde illuminate dal sole del primo mattino. L’acqua luccicava di infiniti riflessi. Improvvisamente, calò una nebbia fitta e densa… tutto divenne irreale. Anche il vento sparì, e un pesante silenzio avvolse ogni cosa. Il mare si fece più scuro, tingendosi d’inchiostro, e s’increspò. Lamiroth pensò che non gli era mai parso così profondo e si accorse di tremare per il freddo. Quando alzò gli occhi, un’ombra di preoccupazione gli attraversò il viso. Da quel poco che riusciva a scorgere attraverso la nebbia, si rese conto che stavano navigando lungo un canale strettissimo, incuneato tra due enormi, minacciose catene di pinnacoli rocciosi. Il mare era quasi nero. Lamiroth ricordò di aver sentito dire che rocce alte e aguzze proteggevano le Sacre Porte di Granito, oltre le quali le mappe indicavano l’Arcipelago delle Isole Perdute, cuore oscuro e dimenticato del Mare Notturno. Il ricordo di quei territori, antico come il mondo, si perdeva nella notte dei tempi. E davanti a lui le rocce spuntavano tra le onde, improvvise e affilate come spade, scure e fredde.
«Solo il più folle tra i marinai condurrebbe la sua nave attraverso questi luoghi…» mormorò un uomo al suo fianco, in un tono tra l’orrore e il rispetto.
La voce sonora di Gareth risuonò nella foschia: «Ammainate la vela!»
La vela maestra cominciò lentamente a calare, mentre la nave continuava a inoltrarsi nella strettoia. Un’ombra cupa si allungò sul ponte, via via che proseguivano la lenta avanzata sotto le rupi in mortale agguato, mentre un silenzio quasi spettrale calava sull’equipaggio.
«Teniamo dritta la nave e cerchiamo di evitare le rocce.» ordinò Gareth. L’uomo al suo fianco annuì senza parlare.
Un avvertimento improvviso venne dalla coffa: «Scogli! A dritta!»
Gareth mollò il timone, facendo cenno a Lamiroth di prendere il suo posto. Il ragazzo non si fece ripetere l’ordine e afferrò prontamente la barra, mentre il capitano si sporgeva a sbirciare nella nebbia. D’un tratto, l’uomo indicò qualcosa davanti a loro: sommerso in parte dalle acque scure, spuntava il relitto di un veliero. Dalla nebbia, come muti fantasmi, emersero tutt’intorno navi distrutte. Sbigottiti e silenziosi, gli uomini della Veela fissavano gli scafi conficcati sulla punta aguzza delle lame rocciose. Poi, Lamiroth cominciò a percepirlo: un suono sottile, simile a una voce umana, acuto e melodioso, cui si unirono altre voci, che diventavano sempre più forti.
«Dannazione…» mormorò Gareth.
«Che accidenti succede?» chiese Lamiroth, agghiacciato fino al midollo.
«Shhhh…» Un nuovo brivido percorse la schiena di Lamiroth quando lanciò una rapida occhiata ai compagni. Improvvisamente sembravano come pietrificati e avevano lo sguardo perso nel vuoto. Il ragazzo tornò a scrutare nella nebbia, e poi le vide. Sotto la superficie del mare sgusciavano strane forme liquide dai mille colori, scivolando pian piano nell’acqua e accarezzando il legno dei relitti rimasti alle spalle della Veela, dirette verso la nave.
“Sirene.” Il pensiero si fece largo nella mente confusa di Lamiroth. Creature risorte dalle antiche leggende… nemmeno i Draghi nascosti nelle rigogliose Terre di Euwigenn avevano fama di essere crudeli come le Sirene del Mare Notturno. Il suono, così simile a un canto femminile, si faceva sempre più forte e ammaliante. Le creature nuotavano agilmente sotto il pelo dell’acqua, stringendo la Veela in un agguato concentrico. Modularono il loro ipnotico canto e, quando furono vicinissime alla nave, emersero. Erano bellissime… e al tempo stesso orribili. Avevano lunghe chiome dai mille colori che fluttuavano intorno a loro esaltandone la bellezza stregata, occhi dorati e una voce vibrante, che andava dritta al cuore. Lamiroth, principe del Regno Sabbioso, erede degli Antichi, era l’unica persona al mondo che poteva resistere al fascino mortale delle Sirene. Sua madre aveva ragione.
All’improvviso lo scafo della nave urtò contro uno scoglio e Lamiroth cadde sul ponte, sbalzato ad alcuni metri di distanza, mentre la Veela affrontava una serie di rapide e gorghi. Tutti gli uomini, tranne lui, avevano abbandonato le loro postazioni e vagavano sul ponte, totalmente incantati dal canto enigmatico delle Sirene. Senza perdere altro tempo a chiedersi perché soltanto lui su quella nave fosse immune all’insidia di quelle voci, Lamiroth alzò gli occhi. La Veela puntava dritta verso la sporgenza di uno scoglio, che strisciò pochi istanti dopo producendo un tremendo scricchiolio e subendo uno scossone. Il ragazzo afferrò la ruota del timone e con un enorme sforzo riuscì a far virare la nave, evitando una nuova rapida. Come un’onda, le Sirene emergevano davanti alla prua della nave, belle e seducenti, cantando con voci magiche e invitando l’equipaggio a raggiungerle. Tendevano verso la Veela le braccia opalescenti, chiamando gli uomini alle gelide profondità dell’oceano. Lamiroth agì d’impulso: virò con tutte le sue forze e mandò i compagni lunghi distesi sul ponte, impedendo loro di gettarsi in acqua. Infuriate, le creature stridettero e si rituffarono sott’acqua in un turbinio scintillante di colori, urlanti di rabbia e frustrazione. La nebbia si era diradata e ormai Lamiroth era pienamente cosciente dei pericoli che li circondavano. L’intero canale era disseminato di carcasse legnose, impietosamente illuminate dai raggi del sole e la Veela puntava verso un’alta montagna di rocce frastagliate, circondata da relitti. Di nuovo, girò bruscamente il timone. La nave s’impennò, superando gli scogli e atterrando con un tonfo assordante nel tranquillo specchio di mare che si trovava dall’altra parte.
Ancora annebbiati, gli uomini si rimisero in piedi.
«Che cosa è successo?» domandò stordito Gareth, portandosi una mano alla testa. Il capitano aveva la sensazione che lo avessero battuto come un tamburo. Con sguardo interrogativo fissò Lamiroth, fermo al timone, poi si guardò intorno: alle spalle della Veela, le Sacre Porte di Granito si stagliavano contro il cielo azzurro, percosse dalle onde scure del Mare Notturno. Davanti, immerse in un mare blu calmo e accogliente, scaldate dai raggi dorati del sole, tante piccole isole, rigogliose e ricoperte di fiori colorati. Il mare lambiva spiagge candide, mentre sulle sue acque si alzavano in volo migliaia di uccelli variopinti. Sotto la chiglia, un numero infinito di pesci nuotava in un brulicare multicolore.
«Dove siamo?» sussurrò Lamiroth, incantato da quello spettacolo.
Gareth rispose con voce incrinata dall’emozione: «Le Isole Perdute. Il tuo viaggio è compiuto, ragazzo.»
Ci fu un lungo silenzio, mentre il principe del Regno Sabbioso contemplava il paesaggio incontaminato da secoli. Finalmente un sorriso illuminò il suo volto: «Ti sbagli, capitano. Questo è soltanto l’inizio.»

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