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lunedì 5 dicembre 2016

Avvento #5


La Donna del Falco, Marion Zimmer Bradley

 

Romilda non ebbe il coraggio di rallentare l'andatura finché la luna non fu tramontata; cavalcò nel buio, lasciò che il cavallo seguisse la propria strada, e alla fine allentò la briglia e gli permise di procedere al passo.
Lei stessa ignorava dove si trovasse; sapeva che quando era giunta al bivio, ai piedi della collina, non aveva preso la strada a sinistra, che l'avrebbe condotta a Nevarsin: da quella parte, per Rory sarebbe stato fin troppo semplice ritrovarla. E adesso si era perduta: per sapere la direzione in cui si stava muovendo, avrebbe dovuto aspettare il sorgere del sole, che le avrebbe permesso di orientarsi.
Trovò una piccola macchia di alberi che offrivano riparo, tolse la sella al cavallo e legò l'animale a uno dei tronchi, poi si avvolse nel mantello e nella rozza coperta che aveva afferrato durante la fuga, e si infilò in una piccola cavità ai piedi dell'albero. Aveva freddo ed era indolenzita, ma riuscì a dormire, anche se continuò ad agitarsi nel sonno a causa di incubi in cui un uomo senza volto che era per metà Rory e per metà il Nobile Garris - no, assomigliava anche a suo padre - le si accostava con lentezza inesorabile... e lei non riusciva a muovere neppure un dito.
Di una cosa era certa, nel sogno: se Rory l'avesse avuta nuovamente a tiro, lei avrebbe fatto meglio a tenere pronto il pugnale. Ma qualcuno glielo aveva gettato nel pozzo della latrina, e lei non poteva cercarlo perché era vestita soltanto dei suoi stracci sporchi di sangue, e, per chissà quale motivo, nel prato dove suo padre teneva il mercato dei cavalli si stava proprio allora danzando per la festa del raccolto...
Fu destata dal cavallo, che sbuffava e la spingeva con il muso; il sole era alto e il ghiaccio sui rami si stava sciogliendo. 
 

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