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mercoledì 16 maggio 2012

Incipit



Questo è stato uno dei primi romanzi che ho letto.
Avevo otto anni e mia nonna mi regalò un'edizione con una magnifica copertina rigida.
Dopo quello, lessi quasi tutti i libri di Emilio Salgari, uno dei più
grandi viaggiatori di fantasia che siano mai esistiti.

Filibustieri della Tortue ... A me!
Vi lascio con un incipit da ricordare. E se non avete letto questo romanzo, fatelo.
Dopodiché vorrete salire anche voi sulla Folgore assieme a
Emilio di Roccabruna, conte di Ventimiglia.




Una voce robusta, che aveva una specie di vibrazione metallica, s'alzò dal mare ed echeggiò fra le tenebre, lanciando queste parole minacciose:
- Uomini del canotto! Alt, o vi mando a picco!...
La piccola imbarcazione, montata da due soli uomini, che avanzava faticosamente sui flutti color inchiostro, fuggendo l'alta sponda che si delineava confusamente sulla linea dell'orizzonte, come se da quella parte temesse un grave pericolo, s'era bruscamente arrestata. I due marinai, ritirati rapidamente i remi, si erano alzati d'un sol colpo, guardando con inquietudine dinanzi a loro, e fissando gli sguardi su di una grande ombra, che pareva fosse improvvisamente emersa dai flutti.
Erano entrambi sulla quarantina, ma dai lineamenti energici e angolosi, resi più arditi dalle barbe folte, irte, e che forse mai avevano conosciuto l'uso del pettine e della spazzola.
Due ampi cappelli di feltro, in più parti bucherellati e colle tese sbrindellate, coprivano le loro teste; camicie di flanella lacerate e scolorite, e prive di maniche, riparavano malamente i loro robusti petti, stretti alla cintura da fasce rosse, del pari ridotte in stato miserando, ma sostenenti un paio di grosse e pesanti pistole che si usavano verso la fine del sedicesimo secolo. Anche i loro corti calzoni erano laceri, e le gambe ed i piedi, privi di scarpe, erano imbrattati di fango nerastro.
Quei due uomini che si sarebbero potuti scambiare per due evasi da qualche penitenziario del Golfo del Messico, se in quel tempo fossero esistiti quelli fondati più tardi alle Guiane, vedendo quella grande ombra che spiccava nettamente sul fondo azzurro cupo dell'orizzonte, fra lo scintillio delle stelle, si scambiarono uno sguardo inquieto.
- Guarda un po', Carmaux, - disse colui che pareva il più giovane. - Guarda bene, tu che hai la vista più acuta di me. Sai che si tratta di vita o di morte.
- Vedo che è un vascello e sebbene non sia lontano più di tre tiri di pistola non saprei dire se viene dalla Tortue o dalle colonie spagnole.
- Che siano amici?... Uhm! Osare spingersi fin qui, quasi sotto i cannoni dei forti, col pericolo d'incontrare qualche squadra di navi d'alto bordo scortante qualche galeone pieno d'oro!...
- Comunque sia, ci hanno visti, Wan Stiller, e non ci lasceranno fuggire. Se lo tentassimo, un colpo di mitraglia sarebbe sufficiente a mandarci tutti e due a casa di Belzebù.
La stessa voce di prima, potente e sonora, echeggiò per la seconda volta fra le tenebre, perdendosi lontana sulle acque del golfo:
- Chi vive?
- Il diavolo, - borbottò colui che si chiamava Wan Stiller.
Il compagno invece salì sul banco e con quanta voce aveva gridò:
- Chi è l'audace che vuol sapere da qual paese veniamo noi?... Se la curiosità lo divora, venga da noi e gliela pagheremo a colpi di pistola.
Quella smargiassata, invece di irritare l'uomo che interrogava dal ponte della nave, parve renderlo lieto, poiché rispose:
- I valorosi s'avanzino e vengano ad abbracciare i fratelli della costa!...
I due uomini del canotto avevano mandato un grido di gioia.
- I fratelli della costa! - esclamarono.
Poi colui che si chiamava Carmaux aggiunse:
- Il mare m'inghiotta, se non ho conosciuta la voce che ci ha data questa bella nuova.
- Chi credi che sia? - chiese il compagno, che aveva ripreso il remo manovrandolo con supremo vigore.
- Un uomo solo, fra tutti i valorosi della Tortue, può osare spingersi fino sotto i forti spagnoli.
- Chi?...
- Il Corsaro Nero.


[Emilio Salgari, Il Corsaro Nero, 2009, ed. Mondadori]


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