Gli autori di
su Fantasy land
Intervista con...
RAFFAELE A. GARZONE
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Oggi, ospite dell'appuntamento settimanale con gli
autori pubblicati da La Mela Avvelenata è lo scrittore Raffaele Garzone. Vediamo cos'ha da raccontarci.
D: Domanda d’obbligo
per riscaldare l’ambiente: chi è Raffaele Garzone?
Raffaele Garzone è un tipo ambizioso. Il termine è abusato,
spesso utilizzato in accezione dispregiativa, la verità è che non c’è nulla di
male nel prefiggersi degli obiettivi e fare di tutto per raggiungere quello in
cui si crede. Nonostante c’è la fondata possibilità di non giungere mai
all’attenzione di un grande gruppo editoriale non credo che riuscirò a
demordere finché avrò una serie di tasti neri sotto i polpastrelli.
D: Il lavoro di uno
scrittore è fatto di molte cose, non sempre è facile e di sicuro non è mai
“leggero”. Cosa significa per te scrivere? Come nascono le idee per i tuoi
romanzi/racconti?
Amo scrivere, amo ogni parte dell’iter narrativo,
dall’ideazione dei personaggi all’ultima revisione dopo il controllo di
editing, condivido le parole di Stephen King quando dice che la scrittura è
empatia: una persona che non conosci e probabilmente non conoscerai mai, dopo
anni da quando hai scritto qualcosa, semmai a centinaia di chilometri da dove
ti trovi in quel momento, partecipa con te e con i tuoi personaggi ad una
storia perché tu sei stato in grado di raccontarla bene. L’ispirazione arriva
in qualsiasi momento e credo che arrivi a tutti, la differenza sta nel fatto
che una persona normale di fronte ad un evento si sbalordisce e prosegue per la
sua strada, uno scrittore invece si ferma e pensa “Aspetta un attimo: su questo
posso farci una storia!”. Il più delle volte prendo carta e penna e appunto
l’idea di fondo, aggiungendo poi altri dettagli e arricchendo ma mano quelli
che poi diventano interi quaderni. Quando ho messo su carta i tratti salienti
di una storia inizio a ricopiarli in ordine, compiacendomi di quello che
funziona e modificando quello che non torna. Il lavoro di preparazione prima di
mettersi alla tastiera non è meno impegnativo di quello di redazione vera e
propria.
In questa antologia è presente un racconto di Raffaele Garzone
D: Essendo una
grafomane, sono molto curiosa di sapere quanti altri autori usano i mezzi
“tradizionali”, almeno nella prima stesura. Tu come scrivi: carta e penna o
direttamente al pc? Ascolti musica per calarti nelle atmosfere della tua opera
o preferisci il silenzio? E soprattutto, fai una scaletta prima di iniziare o
scrivi “a braccio”?
Ho provato a scrivere a penna, ma cambio così tante cose
mentre racconto che riempirei volumi biblici di ricopiature. Non ascolto musica
perché credo che possa condizionare la scrittura secondo le predisposizioni o
gli stati d’animo che ispira un determinato brano. Preferisco il silenzio e la
concentrazione. Per rispondere esaustivamente alla tua ultima domanda dovrei
mostrarti i quaderni con interminabili schemi concettuali che accompagnano le
mie stesure. È facile per uno scrittore cadere in buchi narrativi, predisporre
tutto è una valida difesa per strutturare una trama credibile, esagerare può
portare ad una perdita di fluidità della narrazione, che risulta statica e
troppo artificiosa. Ecco perché tendo a segnare per bene i punti salienti della
trama e a lasciare all’inventiva del momento tutto il resto.
D: Quali sono i tuoi
generi e i tuoi autori preferiti? C’è qualche scrittore (o qualche libro) in
particolare che ti ha “cambiato la vita”?
Wilbur Smith, Stephen King e Terry Brooks sono gli autori a
cui sono più affezionato. Riempiono interi scaffali della mia libreria, e resisto
alla tentazione di leggere tutti i loro romanzi per evitare di rimanere a secco
in periodi di assoluta necessità. I libri che mi hanno cambiato la vita sono
due, per motivi diversi, entrambi di King: il primo è “Pet Sematary” perché è
stato il mio primo vero libro. Dopo diversi anni che “piccoli brividi” è il tuo
solo orizzonte letterario scoprire che c’è addirittura di meglio può essere esaltante.
Il secondo è “Il Talismano”, perché chiudendo l’ultima pagina ho realizzato che
c’era di molto meglio, oltre il mio
orizzonte.
D: Progetti letterari
(e non solo) futuri.
Sono impegnato nella stesura di un nuovo Sherlock Holmes
ambientato ai giorni nostri, ho studiato per due anni gli scritti di Doyle e
recepito ogni aspetto del suo stile e della sua tecnica narrativa. Il risultato
è un romanzo in cui, chissà come, Watson continua a raccontare le sue avventure
ancora oggi, lui e Holmes non sono invecchiati e vengono chiamati a investigare
all’interno delle comunità Hamish di tutto il mondo, laddove solo una mente
antica può risolvere appieno un delitto. L’idea sarebbe quella di farne una serie,
ho tante altre trame in testa ma si dovrà aspettare la risposta del pubblico
per decidere se andare avanti.
D: Per concludere, una
citazione dal tuo romanzo/racconto pubblicato con La Mela Avvelenata.
“Sono cattivi esploratori quelli che pensano che non ci sia
terra se vedono solo mare, disse Francis Bacon con centinaia d’anni di
anticipo. Francis non sapeva quanto le sue parole riflettessero l’indole delle
generazioni future, e settecento anni dopo che il suo inchiostro si era
mescolato alla carta, l’uomo si era dimenticato di lui. Ma le sue parole erano
lì, sotto gli occhi di tutti.”
(Il settore 9).
D: Grazie per essere
stato qui.
Grazie a te e un saluto a tutti i lettori! Mi permetto di
concludere con una citazione emblematica di J.L. Borges che mi accompagna
sempre: “Tra i diversi strumenti dell’uomo, il più stupefacente è, senza
dubbio, il libro. Gli altri sono estensioni del suo corpo. Il microscopio, il
telescopio, sono estensioni della sua vista; il telefono è estensione della
voce; poi ci sono l’aratro e la spada, estensioni del suo braccio. Ma il libro
è un’altra cosa: il libro è un’estensione della memoria e dell’immaginazione”.
Appuntamento alla prossima settimana con Weekly Apple #12. Chi sarà il
prossimo ospite?
Intanto, visitate il sito della Mela Avvelenata: basterà cliccare sull'immagine qua sotto!