"La
melodia salì lenta dall’arpa aleggiando incerta nell’aria, simile a foschia
d’autunno.
Quella
sera la musica delle stelle vibrava nelle corde dello strumento, strisciava
nell’infinito corridoio del tempo infrangendo distanze interstellari. Il
periodo di Elia sulla terra era finito, i Viandanti sarebbero venuti a
prenderla e presto le avrebbero affidato una nuova missione, un altro pianeta
da esplorare o forse un’altra epoca da studiare.
Una
moneta tintinnò sul pavimento di pietra richiamando la donna dal luogo in cui
la musica l’aveva trasportata. Elia aprì gli occhi e tornò lì dove il suo corpo
cavava suoni dai sottili fili metallici, raccolse il canto malinconico tra le
dita e ridusse l’arpa al silenzio.
Una
strana calma regnava nella sala semi vuota; gli uomini parlavano in tono
sommesso e non osavano incontrare il suo sguardo. Elia si chinò a raccogliere
il soldo, poi alzatasi si gettò lo strumento in spalla. Una ciocca bianca le scivolò
fuori dal cappuccio e l’uomo che le aveva lanciato la moneta la scrutò con aria
pensosa. Lei nascose di nuovo i capelli sotto l’ampio copricapo e abbassò lo
sguardo nel passargli davanti: meglio non dare nell’occhio. Attraversò la sala
nel silenzio, tra cupe occhiate, fino a quando il battente si richiuse alle sue
spalle."
da La musica del cosmo, il mio racconto contenuto nell'Albo 5 di Scritture Aliene, a cura di Vito Introna, Edizioni Diversa Sintonia, 2015.
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