Intervista con...
PAOLO NINZATTI
Oggi, ospite dell'appuntamento settimanale con gli
autori pubblicati da La Mela Avvelenata è Paolo Ninzatti. Vediamo cos'ha da raccontarci.
D: Domanda d’obbligo
per riscaldare l’ambiente: chi è Paolo Ninzatti?
Innanzitutto grazie dell'invito, Monica, un piacere essere
intervistato da te. Paolo Ninzatti è un giovanotto di 63 anni che si considera
maturo ma, nonostante una discreta esperienza di vita si attende ancora nuove
cose nel futuro. Infanzia in bianco e nero tra le Topolino e le prime Vespe e
Lambrette a terra, gli Sputnik e i primi astronauti e cosmonauti in cielo,
cresciuto a suon di Beatles, Stones, Dylan e compagnia durante l'adolescenza
negli Anni Sessanta, ha conservato l'apertura mentale di quel decennio durante
la Guerra Fredda. Ha tremato alla Crisi di Cuba, ha sbirciato il futuro assistendo
all'atterraggio di Armstrong sulla Luna. A cavallo tra due culture, quella
italiana e quella danese ha cercato di fare una sintesi tra le due. Oggi,
marito, padre e nonno, uomo di famiglia ma non pantofolaio si esibisce come
musicista di tanto in tanto, da solo o in diversi gruppi, arrotondando la
pensione dopo anni di lavoro in una scuola.
D: Il lavoro di uno
scrittore è fatto di molte cose, non sempre è facile e di sicuro non è mai
“leggero”. Cosa significa per te scrivere? Come nascono le idee per i tuoi
romanzi/racconti?
Ogni volta che mi siedo e inizio a battere i tasti del
computer, mi sento invaso da un senso di benessere, un'energia quasi magica.
Nella mia testa scorrono immagini a colori come in un film che io traduco in
parole. La stessa sensazione che provo quanto suono o canto. Per me scrivere è
qualità di vita. Quanto alle idee, talvolta scaturiscono mentre mi trovo
nell'atto di battere la tastiera, ma molto più spesso durante il giorno, mentre
mi faccio una passeggiata, o guido, o faccio da mangiare o sono al supermercato
o all'allenamento di pallone di mio figlio, talvolta mentre sono sul palco a
suonare o durante le prove. Anziché distrarmi, l'euforia mi aiuta alla
concentrazione e sono più presente a me stesso.
Le elaboro in testa, e quando ho tutta la scenografia pronta, allora le
esprimo in parole, magari il giorno dopo.
D: Essendo una
grafomane, sono molto curiosa di sapere quanti altri autori usano i mezzi
“tradizionali”, almeno nella prima stesura. Tu come scrivi: carta e penna o
direttamente al pc? Ascolti musica per calarti nelle atmosfere della tua opera
o preferisci il silenzio? E soprattutto, fai una scaletta prima di iniziare o
scrivi “a braccio”?
La fase scrittura vera e propria avviene direttamente al pc.
Preferisco il silenzio per poter ascoltare le musiche che mi scorrono per la
testa. Quando butto giù le idee mi trovo nel mio “film” personale, con i
personaggi a colori, con un volto, un corpo e una voce. In sottofondo, la mia
orchestra interna suona le colonne sonore. Pompose per scene di movimento,
violini per quelle d'amore, dissonanti per quelle drammatiche. Genere: rock,
funk, con un po' di sinfonico, chitarre distorte, sintetizzatori ma anche
trombe, corni e liuti per ambientazioni
storiche. Composti da me, nati spontaneamente e adattati alle
situazioni. Quanto alla scaletta, la
pianifico piano piano prima di scrivere, ma poi, mentre butto giù le bozze,
subentrano nuove idee, dettagli e variazioni al copione originale.
D: Quali sono i tuoi
generi e i tuoi autori preferiti? C’è qualche scrittore (o qualche libro) in
particolare che ti ha “cambiato la vita”?
Fin da bambino adoravo il genere avventuroso: Salgari,
Verne, Kipling, de Foe. Con l'adolescenza subentrò la fantascienza. Infine lo
spionistico, il giallo, il thriller, lo storico e l'ucronico. Non c'è stato un genere o un autore
particolare che mi abbia cambiato la vita, ma nel corso della mia esistenza
tanti libri letti hanno contribuito ad aggiungere un'esperienza, un'emozione,
un'informazione. Un brano, una
citazione, un capitolo, un personaggio. Non posso citarli tutti perché lo
spazio è limitato. Nomino l'ultimo in ordine di apparizione, un mainstream: Il
cacciatore di aquiloni di Khaled Hossaini.
D: Progetti letterari
(e non solo) futuri.
Sto traducendo Missione
Medea in danese. Non per una CE locale, ma per la Mela stessa, rendendola
accessibile anche ai danesi. Il vantaggio degli ebooks: un clik e acquisti, da
qualsiasi parte del mondo. Entro breve inizierò la sceneggiatura del sequel del
fumetto Oltre il Cielo assieme a Giorgio Sangiorgi, che questa volta
sarà a colori. Attendo responso da un editore per un romanzo ucronico. Nel
frattempo sto imbastendo un romanzo storico ambientato in Danimarca e Italia
nel medioevo.
D: Per concludere, una
citazione dal tuo romanzo/racconto pubblicato con La Mela Avvelenata.
“In sottofondo le navi della flotta zarista, in uno stato
tanto pietoso che i tedeschi avevano rinunciato a usarle, sembravano
simboleggiare la rovina di tutto un mondo, in procinto di affondare, non solo a
causa della guerra, ma anche di una vecchiaia storica che avrebbe dovuto
lasciare spazio a cose nuove.”
(Missione Medea).
D: Grazie per essere
stato qui. Appuntamento alla prossima settimana con Weekly Apple #8. Chi sarà il
prossimo ospite?
Intanto, visitate il sito della Mela Avvelenata: basterà cliccare sull'immagine qua sotto!
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